Cesare Tallone a Bergamo

bergamo

Il tenente Buffa, 1894 circa olio su tela, 225 x 120 cm. Collezione privata

Verso il rinnovamento della ritrattistica bergamasca

L’arrivo di Tallone a Bergamo (1885-1899) segna un passaggio fondamentale per i successivi sviluppi della pittura bergamasca, sia sul fronte della didattica in Accademia Carrara e presso l’atelier privato dell’artista, sia per il segno lasciato sugli artisti di diverse generazioni. Soprattutto il ritratto è il genere in grado di tradurre i tratti psicologici e la dimensione sociale dell’effigiato, secondo una nuova formula che attinge agli ambienti internazionali e, in particolare, ai più innovativi contesti artistici romani. La lezione talloniana incontra grande favore, perché nei suoi dipinti l’autore riesce a “fotografare” una società in cambiamento, nei suoi diversi risvolti.

Un’abilità artistica indiscussa che si unisce al prestigio del ruolo istituzionale ricoperto, permettono a Cesare Tallone di inserirsi con naturalezza fin da subito nel panorama artistico bergamasco (come attesta il precoce Ritratto di Cesare Maironi da Ponte, Bergamo, Fondazione Accademia Carrara). Con il suo nuovo modo di intendere il genere del ritratto Tallone presenta alla borghesia e all’aristocrazia bergamasca un’alternativa moderna alle soluzioni all’epoca adottate dai pittori bergamaschi, e diviene un punto di riferimento per la nuova generazione di ritrattisti di cui fa parte l’allievo Giacomo Bosis. Attraverso i suoi ritratti, in cui il dato ambientato viene superato dall’attenzione alla resa psicologica dell’effigiato, Tallone traspone inevitabilmente sulla tela anche il potente linguaggio di autorappresentazione veicolato dalla moda. Questo è il caso, per esempio, del nero e del bianco che caratterizzano gli abiti femminili dei dipinti, come attestato da Fanciulle in bianco in collezione privata.